Un pittore romano Mario Agugiaro ha lanciato un manifesto teorico chiamato “Grumatica” e ha contemporaneamente esposto le sue opere al Palazzo Farnese di Caprarola con il Patrocinio della Sovraintendenza delle Belle Arti a conferma dei dettami non soltanto teorici e dottrinari del manifesto operativo. Da qui la traduzione della tensione molecolare di un oggetto in una nuova forma, attraverso l’aggregazione in grumi (donde il nome di Grumatica) fuori dalla loro originaria unità e coesione. La presentazione in catalogo di Calzavacca rileva che le opere, oltre che mettere in evidenza un riferimento iconologico del surrealismo, conservano anche un residuo naturalistico nell’aggregazione dei grumi. Senonchè mentre le” linee di captazione psicologica” che agiscono sulle parti del TUTTO scomposto e ricomposto (e perciò riproponibile dal frutire) negano l’automatismo e l’onirismo surreali proponendo semmai il bisogno di scomposizione e compenetrazione dell’INTERNO-ESTERNO delle linee di forza Boccioniane, il naturalismo dei grumi non è residuo ma mantiene la sua forza di significazione del reale , mai abbandonata proprio perché scansione oggettiva e non automatismo inconscio. Se abbiamo ben capito i grumi dell’arte grumaria sono parti scomposte del tutto e anelano ad una ricostruzione (da cui l’aiuto richiesto al fruitore) dopo la deflagrazione del cubismo e la dinamica del futurismo. Ansia di unità nella realtà dunque e non identificazione di una dissimulazione inconscia.
LUIGI TALLARICO (1985)

Condividi su:

FacebookFacebook