Il primo impatto con la grumatica è sconcertante. Si è di fronte ad una pittura che non è figurativa ma non è astratta, non è realista né surrealista, non è impressionista né espressionista ma la sintesi e l’antitesi di tutto ciò. Se ne percepisce l’idea ma non si riesce a dimensionare l’estensione, si intuisce il concetto ma non si riesce ad appropriarsi del soggetto e si rimane perplessi. Le masse policrome suggeriscono oggetti e soggetti ma si aggrovigliano e si scompongono nella percezione visiva confondendo le idee. Di primo acchito l’osservatore è portato a guardare le tele con curiosità e distacco. Poi, pian piano notando dapprima i particolari e ricomponendo mentalmente il tutto, quasi impercettibilmente ci si lascia coinvolgere dallo stato emotivo personale riuscendo a captare l’idea estrinsecata dall’artista. Il titolo del quadro, come un filo di Arianna contribuisce al lento dipanare delle sensazioni aggrovigliate convogliandole nella configurazione di un soggetto che delimita il concetto.
…l’artista lascia capire la sua personalità attraverso il soggetto rappresentato, tramite le forme e i colori adoprati ma il soggetto rappresentato può essere captato da chi lo guarda in maniera diversa lasciando capire, tramite la nuova percezione, la personalità dell’osservatore. Ed è questa la novità della grumatica, la creazione di qualcosa di nuovo anche da parte dell’osservatore. D’altronde l’evoluzione della pittura doveva necessariamente approdare alla Grumatica. In ogni nuovo stile visivo si cristallizza un nuovo contenuto del mondo. Si tratta di sviluppi possibili solo nel corso del processo figurativo e appartengono alla storia dello spirito ma resterebbero inspiegabili senza il fattore interno, l’influenza continua dell’immagine, della ‘forma sulla ‘forma’. Sono parole di Heinrich Wolffline e sono parole particolarmente adatte alla Grumatica…
CAMILLA STELLACCI
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